logo

                      Associazione Culturale
                              "PIETRA CAGNOLA"    
&
Atelier Culturale
"Il Tesoro nel pozzo"


Via Roma 55/57  - COCCONATO
tel. 331.1296710

  EVENTI - FORMAZIONE - CONFRONTO

logo atelier                                                           
 

Genitori & Figli

COMPRENDERE I NOSTRI FIGLI…PER AIUTARLI A CRESCERE

percorso di supporto ai genitori in 3 momenti:

·       incontri in gruppo

             1° Incontro Venerdì 11 Novembre 2011
 I BAMBINI E LA SCUOLA….
  quando l’apprendimento diventa difficoltoso, come genitore che cosa posso fare?

     Condotto da Elena Palladino (psicologa-psicoterapeuta)

Abbiamo iniziato questo ciclo di incontri con un tema caro a molti genitori. La scuola occupa molto spazio nella vita di un bambino sia in termini di tempo sia in termini di energie, pertanto ha un peso molto grande nella costruzione della sua futura identità. Un bambino che non riesce o che fa fatica avrà delle ripercussioni, anche importanti, nell’autostima, nella fiducia di sé e delle sue potenzialità.

Perché un bambino non riesce a scuola?
Sono molti i motivi che portano un bambino a lasciare il proprio interesse nei confronti della scuola e le motivazioni vanno sempre ben cercate per sostenerlo nella sua crescita.
Il bambino nasce naturalmente curioso, è curioso del mondo, vuole sperimentare, conoscere, vuole diventare autonomo. La scuola si inserisce come sostegno al bambino in questa sua naturale volontà di sapere. Pertanto, già durante il secondo anno della materna i bambini iniziano ad essere curiosi di questo mondo magico che sono le lettere e tendenzialmente iniziano la scuola con grandi aspettative rispetto all’apprendimento.
Che cosa può interrompere questa naturale volontà di imparare? E’ una domanda importante perché solo dalla risposta a questa domanda possiamo aiutare il bambino nel suo processo armonico di crescita e possiamo sostenerlo a diventare un adulto sereno e sicuro delle sue capacità.
Nel gruppo abbiamo provato a rispondere insieme alla domanda: quando mio figlio “molla” il suo interesse? In che modo lo fa?
Alcune motivazioni possono essere puramente emotive:
- il bambino non regge la frustrazione del non sapere per immaturità o per richieste troppo alte che vengono fatte dall’ambiente. Quando incontra la frustrazione abbandona la sua curiosità. Sono i bambini che hanno bisogno di sapere sempre tutto prima, un po’ insicuri
- il bambino ha paura di sbagliare, di fronte allo sbaglio si blocca perché ha paura di essere sgridato, perché non gli viene permesso di sbagliare o non si permette di sbagliare
- il bambino è in un rapporto conflittuale con le figure che lo sostengono nell’apprendimento (insegnanti, genitori). Il no all’apprendimento diventa pertanto un no alla persona
A queste motivazioni se ne possono aggiungere altre che sono di ordine più cognitivo:
In questi casi si viene a creare una differenza tra quanto io chiedo al bambino e quanto il bambino è in realtà in grado di darmi. Il bambino non possiede gli strumenti per riuscire a far fronte alle richieste curriculari. Una diagnosi appropriata aiuta a focalizzare il problema. Possiamo essere di fronte a:

- difficoltà di astrazione: il bambino riesce negli apprendimenti automatici, ma non nello studio o nei problemi matematici. Possiamo essere di fronte ad un rallentamento cognitivo o ad un’immaturità cognitiva. In entrambi i casi sono utili le mappe concettuali, l’esplicitare sempre ciò che è implicito
- difficoltà di concentrazione: il bambino ha dei tempi di attenzione e concentrazione ridotti che spesso si affiancano anche ad un’irrequietezza motoria. Questi bambini hanno bisogno di pause, le pause devono essere la metà del tempo che viene loro richiesto per imparare; importante non far saltare l’intervallo
- difficoltà negli automatismi (disturbi specifici dell’apprendimento). Il bambino riesce bene quando legge l’adulto, ma ha difficoltà quando è lui a leggere, oppure le difficoltà colpiscono maggiormente l’ambito della scrittura o della matematica (da fine della seconda elementare alla terza); fino alla terza elementare buona la riabilitazione logopedica dopo utili interventi meta-cognitivi

Cosa posso fare io come genitore per sostenere mio figlio a superare le sue difficoltà?
Comprendere in che modo mio figlio molla il suo interesse è già un primo passo per poterlo aiutare. Spesso il bambino non è consapevole di quello che sta facendo, la nostra comprensione può essere utile per sostenere la sua consapevolezza. Per esempio posso dirgli: “vedo che ti arrabbi tutte le volte che non riesci subito a fare una cosa”. Per poter cambiare il bambino ha bisogno di capire cosa deve cambiare, spesso sente la rabbia, la tristezza, ma non sa cosa dovrebbe cambiare per stare meglio. Una frase come quella dell’esempio può aiutarlo a comprendere cosa può cambiare.
Nel cambiamento il bambino (ma anche l’adulto) ha bisogno di sentirsi riconosciuto nella propria difficoltà. Se sminuiamo quello che prova o iniziamo a dare consigli (spesso non richiesti) rischiamo di allontanarci da lui anziché avvicinarci. Per esempio dirgli: “non riuscire ti fa stare molto male, lo vedo. Cosa posso fare per aiutarti? Preferisci stare da solo o mi vuoi vicino?”. Se il bambino ha delle difficoltà di ordine cognitivo è importante conoscerle per offrirgli strumenti compensativi (per esempio se ha una difficoltà di astrazione ha bisogno per studiare di schemi, se ha un disturbo dell’attenzione ha bisogno di fare pause) e dispensativi (per esempio se ha una dislessia non deve leggere se deve studiare).


Che cosa ci impedisce, come genitori, di sostenere nostro figlio?
Molti sono gli ostacoli…siamo persone con emozioni, una storia passata, un coinvolgimento molto stretto con nostro figlio…ciascun genitore è importante che conosca il proprio ostacolo. Durante l’incontro ne sono emersi alcuni:
- “mio figlio mi assomiglia, io non sopporto i miei difetti e non riesco ad accettare che facciano parte anche di lui”. Come posso amarmi ed accettarmi di più anche nelle mie debolezze, per poter amare anche le debolezze di mio figlio?
- “la difficoltà di mio figlio mi fa sentire impotente, di fronte all’impotenza mi arrabbio”. In che modo posso stare in uno spazio in cui non so cosa fare? Come posso trasmettere questa mia difficoltà a mio figlio senza farlo sentire “cattivo”?
- “ho molte aspettative nei confronti di mio figlio, lui deve essere….”. In che modo posso permettermi di accettare mio figlio per quello che è vedendone la bellezza?

Essere genitori è un percorso che dura tutta la vita ed è un’occasione per crescere.



Interventi
(pubblichiamo gli interventi più salienti fatti dai Genitori  ovviamente in forma anonima)

Genitore A   " Mia figlia studia con voglia, ha buoni risultati ma, a volte, di fronte a difficoltà impreviste, va completamente in tilt, si blocca e rifiuta anche il mio aiuto..."